Con Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione Comunista, IntelligoNews ha approfondito il caso Cancellieri parlando della nuova ondata di particolari che sta dividendo il partito di Epifani. E Ferrero spiega le ragioni di tanta frammentazione nel Pd: «Perché non è una sinistra. E’ un partito di centro, per lo più erede della democrazia cristiana». E se non c’è un indirizzo politico chiaro è anche colpa del «sistema bipolare, che rappresenta una gabbia totale, si torni al proporzionale». Meglio spaccarsi, dunque. E lo ha capito Berlusconi, che per Ferrero «non è finito. I governi di unità nazionale lo hanno risorto».
E’ opportuno che si dimetta Anna Maria Cancellieri?
«E’ evidente che si debba dimettere, punto. Intanto non ha detto la verità, che è un problemino. Secondo: è andata al di là dei poteri del ministro richiedendo un certi tipo di trattamento per una persona. Non ci sono dubbi che si debba dimettere, e trovo che sia vergognoso che per questioni di stabilità della maggioranza questo non sia ancora avvenuto».
Sono in arrivo due mozioni di sfiducia. Una è quella di Civati che raccoglie il consenso di parte del Pd. Ma che sinistra è quella che su un tema come quello del rispetto delle regole tentenna?
«Non è una sinistra. In Italia prima la smettiamo di chiamare sinistra il Pd e prima ci sarà un elemento di igiene nella comprensione di cosa succede. Il Pd è un partito di centro, per lo più erede della democrazia cristiana. Come ogni grande partito ha una sua destra e sua sinistra, ma comunque non c’entra niente la sinistra».
E’ giusto, come stanno facendo, riflettere sulla procedura di questa intercettazione, ossia se sia stato corretto o meno intercettare persone e personalità non indagate?
«Francamente che venga fuori adesso spiega la strumentalità di questa argomentazione. Prima domanda che dobbiamo porci: cosa ha combinato il ministro? Poi se ci saranno problemi sul piano procedurale, andrà verificato. Ma questo non toglierà nulla rispetto a quello che ha fatto il ministro».
E’ battaglia di cifre tra Renzi e Cuperlo. Una strategia per ridimensionare la sua vittoria? Come legge quello che sta succedendo, compreso il caos tesseramento?
«Il caos del tesseramento è indice della questione morale che attraversa il Pd. E’ evidente che siamo parlando di una patologia pesante. Dentro il Pd c’è uno scontro, ma il problema è che si vedono con difficoltà i confini programmatici. Tutti insieme appassionatamente difendono il governo e poi litigano su chi debba gestire il partito per difendere questo governo! Purtroppo non c’è un indirizzo politico chiaro, e questo rappresenta meglio di tutto la contraddittorietà di questo partito, che tiene assieme varie cose che non hanno alcun senso. Sarebbe meglio che il Pd si dividesse, ci sarebbero energie che si esplicherebbero meglio».
Colpa, forse, del sistema elettorale?
«Certo, il sistema bipolare è una gabbia totale. Sia il centrodestra che il centrosinistra sono spaccati su tutto, non sono più in grado di proporre nulla. L’unico sistema che garantirebbe un’effettiva rappresentanza sarebbe il sistema proporzionale, in cui ogni testa vale un voto».
Ma la spaccatura nel centrodestra potrebbe far parte di una strategia a lungo termine di Berlusconi? Non è poi così finito il berlusconismo?
«Io penso che Berlusconi non sia finito. Siamo in una fase nuova. In cui, ad occhio, Berlusconi indosserà nuovamente i panni populisti e proverà, con la demagogia, ad intercettare il disagio del Paese. Questi ultimi governi sono stati un vero disastro. Se invece di fare il governo Monti, il 7 novembre 2011 si fosse andati alle elezioni, e qui la responsabilità fu del presidente della Repubblica oltre che del Pd che accettò quella schifezza, oggi non parleremmo più di Berlusconi. E invece è stato risuscitato da questi governi di unità nazionale, che gli permisero e permettono di fare opposizione in forma demagogica e quindi candidarsi a prossimi disastri».